L’assenzio: una fata verde a Milano
Cito da un bel libro su Milano di Giancarlo Ascari e Matteo Guarnaccia, Quelli che Milano • Storie, leggende, misteri e varietà, edito nel 2010 da Rizzoli nella sua collana BURextra.
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L’assenzio è un distillato di erbe all’aroma di anice ad alta gradazione alcolica che, alla fine dell’Ottocento, ha gran successo in Francia. Amato da artisti e scrittori del Decadentismo, per il suo colore viene chiamato «la fata verde». È simbolo di perdizione e sregolatezza e si favoleggia dei suoi effetti allucinogeni, ma pare che questi derivassero, più che dal distillato in sé, da coloranti tossici e dall’assunzione contemporanea di oppio. Comunque, dopo martellanti campagne di stampa che la accusano di rendere folle e criminale chi la consuma, nel 1915 la bevanda viene proibita in molti paesi europei.
A Milano assenzio fa rima con Scapigliatura e, in un gioco di specchi in cui i confini tra vita e arte si perdono, produce pesanti effetti collaterali. Emilio Praga, pittore e scrittore, probabilmente inizia a frequentare la sostanza nei suoi soggiorni parigini. La accompagna a dosi massicce di alcol e a una produzione letteraria ispirata a Baudelaire e Hugo finché, malridotto dagli abusi, muore a trentasei anni in un’osteria. Un altro scapigliato, Giuseppe Rovani, è tra quei milanesi che si rifugiano in Svizzera dopo aver partecipato all’insurrezione del 1848. Quando torna in città diventa bibliotecario a Brera, si dedica alla scrittura di Cento anni, un romanzo a puntate in cui racconta un secolo di vita milanese, e al consumo intensivo di assenzio e alcol: al punto che, quando qualcuno proporrà di intitolargli una via dopo la morte, l’idea verrà bocciata in quanto diseducativo omaggio all’intemperanza.
Dal 1990 l’assenzio comincerà a riapparire in Europa e a Milano, ma in realtà un suo sostituto è sempre rimasto in bella vista sugli scaffali dei bar. Quando l’assenzio viene vietato nel 1915, la più famosa marca che lo produce, la Pernod, mette infatti in circolazione un prodotto a base di anice, di minore gradazione alcolica, che lo ricorda molto. È quel pastis che, diluito con acqua ghiacciata, intorbidisce da allora i pomeriggi estivi in tutti i paesi dell’Europa meridionale.
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