Passando per via Lecco, ecco palesarsi un localino nuovo, anzi appena rinnovato, affrescato di fresco, imbandierato (come altri nella via e nei dintorni) con la bandiera arcobaleno. Aria moderna e piacevole, mattoni a vista imbiancati, pareti dal vecchio intonaco sgraffiato e graffito, lampade simil-industriali appese a lunghi cavi elettrici, musica, le vetrate aperte sulla strada. Locale gay-friendly, quindi, moderno, disinvolto, proprio carino, il caffè è buono.
![2014-07-05 14.07.48](http://www.blogvs.it/wp-content/uploads/2014/07/2014-07-05-14.07.48-e1405008702423.jpg)
![2014-07-05 14.08.41](http://www.blogvs.it/wp-content/uploads/2014/07/2014-07-05-14.08.41-e1405008743422.jpg)
Esco tuttavia con una sensazione di leggero fastidio, consapevole che a volte le idee di marketing andrebbero riflettute un poco più a lungo. Insomma, il nome del locale è sicuramente gay-very-friendly, e al tempo stesso neutro e quasi tautologico nell’affermare con la denominazione anche l’indirizzo. Eppure lascia un retrogusto, ecco – no, potrei esprimermi meglio… un sapor… una sensazione sotto sotto… no… insomma…
![2014-07-05 12.58.50](http://www.blogvs.it/wp-content/uploads/2014/07/2014-07-05-12.58.50-e1405008841316.jpg)
Insomma, l’idea dovrebbe essere gay o etero chissenefrega, il mio locale è gay ma va bene per tutti – ma se il nome ti suona un po’ strano, se il logo aumenta la sensazione di differenza, di distacco, cioè, nulla in contrario sull’idea in sé, parliamone, ma insomma, intanto…
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Insomma, il nome non mi piace. L’ho detto, anzi, scritto.
Veneranda Astrusi
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