Sul leggio di BlogVs: “Tutte le mie preghiere guardano verso Ovest” di Paolo Cognetti
Una nuova collana di libri che raccontano il cibo nelle grandi città del mondo utilizzando le voci di scrittori contemporanei: Allacarta, pubblicata dalla torinese EDT, su un progetto di Luca Iaccarino, giornalista, autore di Cibo di strada.
Sono volumetti piccoli e agili, sulle 100/120 pagine, 7,90€.
Questo è il secondo che ho letto (dell’altro scriverò nei prossimi giorni): Tutte le mie preghiere guardano verso ovest di Paolo Cognetti, autore trentenne di romanzi e saggi, appassionato di America e di scrittori statunitensi. E il libro è dedicato a New York, «La città dalle mille luci e dai mille sapori, che alcuni nutre e altri affama».
Otttime premesse, quindi. Ma mi son perso dietro Cognetti in un suo itinerario socio-antropologico, pieno di suggestioni e di osservazioni interessanti, fra l’interiorità dell’autore e le sue conoscenze, dall’est all’ovest, in mezzo a citazioni colte e locali nascosti in viuzze impraticate. Un po’ troppo – troppo oscuramente sociologico, troppo poco organico, poco coinvolgente per i miei gusti.
C’è molto Cognetti, e la sua vita e persona, «alla ricerca del sapore della libertà», all’insegna di una certa solitudine e tristezza un po’ compiaciute, avvitate su se stesse. Un romanzo di formazione in cucina, un Küche-Bildungsroman? Una Recherche du plat perdu? Anche se poi molte, moltissime pagine, come quelle sullo Square Diner, o il finale, molte osservazioni, le ho trovate veramente ben scritte e interessanti. Intendiamoci: la mia lettura è stata rapida e un po’ discontinua, manon mi aspettavo una guida ai ristoranti più o meno “in” o “hipster” o gourmet o sconosciuti – ma quello che ci ho trovato mi ha lasciato un po’ sospeso, con disegnato sulla bocca un fumetto “e allora? e adesso?”.
Insomma: è un bel libro o no? Direi di sì: però è come se ci fossero tante belle pagine, una bella copertina, ma con una rilegatura un po’ lasca, che fatica a tenerle assieme.
Emanuele Bonati
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