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BLOGVS | December 12, 2024

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14 Comments

Tanto CibVs QuantoBasta

Anna Maria Pellegrino

Buon non-SanValentino!!

È partito il conto alla rovescia per il mio personale non-SanValentino. Lo so, ormai dir male di questa festa è come sparare sulla Croce Rossa: ma io lo sto facendo da tempi non sospetti, per cui sono giustificata.

San Valentino è una festa relativamente recente, piuttosto ammiccante e piuttosto consumistica.

Non sono contraria alle feste. Le feste che ricordo da bambina erano il 19 marzo, perché è il mio compleanno – e sì, lo so, anche la festa del papà – e la festa della mamma. A scuola si preparava con le proprie manine il regalino da consegnare al genitore, si andava a messa al mattino (giusto per alzarsi presto anche nei giorni di festa) e poi tutti a casa a festeggiare, a tavola, con i piatti preparati dalla mamma. Prima c’era Natale, in mezzo la Pasqua. Con i rispettivi regalini hand-made. Fine delle feste comandate.

Ora invece si comincia ad allestire le vetrine ad hoc per San Valentino subito dopo l’Epifania. La vecchina con la scopa viene fatta sloggiare per lasciar posto ad un tripudio rosso fuoco che avvolge indifferentemente cioccolatini (visto il colore, un riciclone di Natale…), finte rose, confezioni di cacao al peperoncino, mutande (magari quelle non vendute per Capodanno…), profumi, rimmel e copriocchiaie (per il mattino dopo).

E il giorno dopo, via tutto dalle vetrine perché in sequenza ci aspettano Carnevale, Pasqua e Pasquetta (per la gita fuori porta).

Tutto questo in un paese nel quale la prima causa di morte (dati Istat) per le giovani donne in età fertile è per mano di un fidanzato, di un marito, di un padre, di un uomo rifiutato da un amore che non faceva battere più il cuore, mentre nel mondo è l’Aids, l’infezione profondamente subdola proprio per la sua modalità di trasmissione.

Ecco perché non trovo nulla da festeggiare a San Valentino, almeno fino a quando le cifre fornite dagli istituti di statistica continueranno a parlare di una “strage delle innocenti” in nome dell’amore…

xsac

Una ricettina…

Ma una ricetta vorrei lasciarvela lo stesso. La propone il compianto Manuel Vázquez Montalbán, l’autore dei romanzi con protagonista Pepe Carvalho, ma anche raffinato gastronomo, nel suo libro Ricette Immorali, una trattato eno-gastronomico-sessuale corredato da 62 ricette.

Montalbán consigliava, per un incontro amoroso, un cibo altamente afrodisiaco e peccaminoso: pane e pomodoro!

«Un cibo peccaminoso è tale nella sua accessibilità e nella sua semplicità: quindi pane e pomodoro per tutti.

E dopo l’amore pane, pomodoro e un po’ di salame.»

Il salame già affettato (così da non indurre in tentazione…).

Mangiate pane e pomodoro, non fate la guerra.

Anna Maria Pellegrino

lacucinadiqb

Comments

  1. Grazie Emanuele!

  2. Vázquez Montalbán è stato uno dei più grandi…

  3. Maria

    Mi piace l’idea – pane pomodoro e un filo d’amore…

  4. Lara

    Si, inutile perdersi in ricette lunghe e complicate, pane e pomodoro, veloce per non perdere tempo. Gli amori non aspettano, passato l’attimo….ciao!

  5. Un carpe diem sentimental-gastronomico, insomma!

  6. Lara

    La mia amica Jole dice che l’ingrediente + è la passione senza di questo non c’è risultato. E poi prima di certe passoni meglio stare leggeri altrimenti si rischia di fare cilecca! Quindi al bando cene e cenette se poi si vuol concludere in bellezza.

  7. Non è così automatico, forse – non è sempre o solo così – è la passione, l’atmosfera ma anche gli ingredienti la cucina il cucinare – sono d’accordo nel bandire la cassoeula, la zuppa di cipolle, la pasta e fagioli con le cotiche, magari, ma per il resto…

  8. laura

    E allora viva il pane e pomodoro…

  9. clelia

    ..a me S. Valentino ricorda i primi mazzolini di violette e la prima uscita senza sciarpa dopo giorni e giorni di nebbione. E solo per andare in chiesa per la benedizione pomeridiana. All’uscita della breve funzione c’erano i banchettini di caramelle e croccante . Erano 2 forse tre.. ma sembrava una festa . Niente lezioni .. e così è stato per anni. Come hai scritto nell’articolo, si festeggiava S. Giuseppe e la festa della Mamma dopo il Natale e la Pasqua.. quindi una piccola festa in più…era gradita .
    Piccola nota:S. Valentino è anche il protettore dal ‘mal caduco’ (epilessia). A Monselice dopo la benedizione, ai bambini vieneconsegnata una chiavetta dorata. Averla e poterla agganciare alla collanina era un ‘previlegio’. Anche ora, c’è la fila per riceverla, credenti o meno. E’ una protezione. Queste cose si stanno perdendo e si sono perse per far spazio quel girone dantesco che è il consumismo.
    Per anni ho ricevuto mazzetti di violette.. e posso garantire che scioglievano il cuore legate col nastrino di raso, quando andava bene, o con del filo da cucina il più delle volte. Ma la cosa èiù bella era andare a cercarle non nel giardino di casa.. ma a Calaone ( comune di Baone per chi non è di Padova).
    C’era la torta, questo lo ricordo.. era la brassadea. E che festa col caffelatte alla sera!!!
    Ciao
    Clelia
    ps: buono il pane e pomodoro!! magari con una spruzzatina di origano o basilico. Ma solo in stagione.

  10. @ tutti d’accordo a rimanere leggeri, quindi. Ma la zuppa di cipolle non era afrodisiaca? 😉

    @ Grazie Clelia per il tuo commento. Abito a Padova ed una volta ho partecipato alla cerimonia di cui parli. Ed è stato emozionante proprio per l’aspetto recondito, ovvero ricevere la protezione celeste per una malattia che tutt’oggi fa paura, e per la delicatezza che la caratterizzava. Che nulla c’azzeccano con le labbra tumide che invitano ad acquistare un semifreddo al cioccolato.

  11. Il consumismo e’ davvero una cosa pessima.
    Feste inutili. Vogliamo parlare di Halloween??
    A me S. Valentino ricorda una filastrocca che alle elementari noi maschietti canticchiavamo..
    San Valentino, la festa di ogni cretino.. Che pensa di essere amato ed invece e’ stato fregato!
    Qualcuno la cantava?? Le femmine in genere ci restavano molto male e non ci rivolgevano più la parola per giorni.

  12. Halloween ha almeno il merito di aver portato in auge una serie di dolci a base di zucca… e aver fornito quantità industriali di polpa di zucca escavata dalle zucche stesse per altri utilizzi…

  13. @ Me la ricordo anch’io la filastrocca…anche perchè la cantavo! Era più divertente giocare con i maschi e tu me lo confermi!
    @ Suca baruca era un modo di dire tipicamente veneziano (ripreso poi dai Pitura freska in una canzone) caro anche alla comunità ebraica in quando baruch (spero di averlo scritto correttamente) significa “benedetto”. Per cui il semplicissimo piatto “risi e suca” è diventato un must della cucina kosher, almeno di quella del Gheto. Ed è davvero molto buono 🙂

  14. @filastrocca…? alle elementari eravamo tutti maschietti… e avremmo giocato volentieri con le femminucce…

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