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BLOGVS | April 26, 2024

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Il BlogVs delle Donne: tre domande ad Anna Prandoni, direttore della “Cucina Italiana”

Il BlogVs delle Donne: tre domande ad Anna Prandoni, direttore della “Cucina Italiana”
Emanuele Bonati

Anna Prandoni, dopo la (mancata…) laurea in scienze politiche si occupa di editoria, sia cartacea che digitale; attualmente è la (giovane) direttore esecutiva de La Cucina Italiana e Ambassador di WE-women for Expo.

 

Oggi le edicole sono superaffollate di pubblicazioni su cucina ricette prodotti. Che cosa rappresenta in questo panorama La Cucina Italiana?

La storia, la tradizione, e – se mi permetti – la certezza. Dal 1929 produciamo nella nostra cucina le ricette che pubblichiamo nel giornale, con un processo produttivo a prova di replica. Ogni mattina facciamo la spesa, lo chef produce la ricetta mentre un redattore la scrive ponendo tutte le domande possibili all’esecutore: per me è un vero e proprio lavoro giornalistico di cronaca, che fa sì che le ricette siano perfettamente replicabili dal nostro lettore.

 

Come si diventa direttore? E soprattutto: cosa hai portato di Anna nella Cucina Italiana?

Come si diventa direttore? Ah, boh!! Scherzo, ma non poi molto. Per me è stato il naturale sbocco di un percorso lungo, fatto all’interno di un brand che amo profondamente, e che per mia fortuna ho visto e vissuto in tutte le sue sfaccettature. Arrivata nel 2000 per occuparmi della scuola di cucina, sono passata nel 2007 al digital e nel 2013 al giornale, senza mai abbandonare i miei primi due amori. Credo che il passaggio dai corsi e dagli eventi mi abbia offerto un’ottima base tecnica e di organizzazione, mentre il digitale mi ha dato la possibilità di affinare la scrittura e soprattutto di entrare in contatto diretto con gli utenti, esperienza arricchente e miracolosa per comprendere dove devi andare a parare per creare i contenuti che loro stanno cercando.
Anna è spontanea, diretta e non si prende mai troppo sul serio: in Redazione una delle nostre frasi preferite è “Non stiamo salvando vite umane”. Credo di aver alleggerito il peso dell’autorevolezza, e di aver aiutato questo marchio a scendere dal pulpito e a tornare più umano, senza mai perdere di vista la sua portata storica, ineludibile.

 

Come hai cominciato a cucinare?

Beh, a 5 anni, col mio mitico Dolce Forno, che possiedo ancora, perfettamente funzionante. L’ho ritrovato 5 anni fa, durante il trasloco dei miei genitori. Mio padre l’ha impacchettato e me l’ha ‘ri-regalato’, facendomi letteralmente impazzire di gioia. Ho trovato il libretto con le ricette, sulle quali avevo fatto delle modifiche a penna. Guardandolo ho capito che la mia strada era segnata già da allora. Ma la svolta vera è stato l’incontro con gli chef della nostra Scuola: senza i consigli di tanti di loro e senza la guida paziente di Fabio Zago non avrei sviluppato questa sconfinata passione che mi porta a chiudermi in cucina appena ho un attimo di tempo e a entrare così in un mondo magico che ha una capacità incredibile: rendere felice me e gli altri.

iphone

Emanuele Bonati

la foto con iPhone è di Odd produzioni

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