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BLOGVS | May 3, 2024

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Il BlogVs delle Donne: un radicchio a Parigi: tre domande a Lucia Pantaleoni

Il BlogVs delle Donne: un radicchio a Parigi: tre domande a Lucia Pantaleoni
Emanuele Bonati

Radicchio di Parigi” ovvero Lucia Pantaleoni, food writer, autrice di una quindicina di pubblicazioni in Francia (tradotte in varie lingue), consulente editoriale, consulente per le aziende del settore food e per la ristorazione, vive nella capitale francese da ormai venticinque anni, ma con le radici ben salde nel Trevigiano.

 

Cos’è “Radicchio di Parigi”? Un organismo geneticamente modificato, un ibrido, un esperimento di Frankenstein – o un trapianto ben riuscito?

Un’entità bi-culturale, direi. Rido… Vivo da molti anni anni tra Parigi e l’Italia, ma mi sento profondamente italiana, e i miei libri lo testimoniano (in Madeleines, una delle mie pubblicazioni di maggior successo, c’è una ricetta a base di ricotta e mandorle, un’altra con pancetta, rosmarino e pecorino; in una tartare di tonno proposta in Tartares metto i capperi di Pantelleria, le acciughe di Sciacca e le olive di Gaeta). Questa abitudine di passare da una cucina all’altra, di vivere in qualche modo  a cavallo delle Alpi, mi consente anche di proporre nei miei workshop ed eventi italiani ricette francesi che so piaceranno agli italiani, e viceversa. Senza contare poi che, comunque, vivere a Parigi significa essere confrontati a tante cucine diverse: da lì il mio amore per le spezie, ad esempio. Sono sensibile a tutte le influenze che permeano questo paese e che sono in grado di farmi progredire nella mia cucina.

Vivendo “divisa” fra Italia e Francia – qual è il tratto distintivo delle due cucine, secondo te? Non tanto dal punto di vista della cucina stellata, quanto da quello della cucina di tutti i giorni.

La cucina italiana di ogni giorno è senz’altro meno caratterizzata dal consumo di carne rispetto a quella francese, e da una maggiore varietà e quantità di verdure. Senza parlare della qualità della materia prima, cui noi italiani ,soprattutto negli ultimi anni, diamo grande importanza.

 

Qual è il piatto più italiano e quale quello più francese che ti vengono in mente? Quelli più rappresentativi, ovviamente, non necessariamente pasta-pizza-foiegras-champagne…

I piatti italiani che mi vengono subito in mente sono due e sono entrambi siciliani. Penso all’Insalata assoluta  del nostro grandissimo Corrado Assenza: un sorbetto di pomodoro, olio extravergine di oliva e gelato di cipollotto. Una celebrazione di alcune tra le nostre innumerevoli eccellenze ma anche di uno tra i grandi artigiani che amo raccontare su Radicchiodiparigi. Penso anche a un bel piatto di linguine con buzzonaglia di tonno, capperi, pomodori di Pachino e origano. Quando mi manca l’Italia, me le faccio nel mio appartamentino a Montmartre e mi immagino di gustarmelo a Marzamemi, davanti al mare, magari accompagnato da una bottiglia di Grappoli del Grillo di Marco De Bartoli (si sente che sono innamorata pazza della Sicilia, no?).

Il piatto francese che mi viene in mente per primo, invece, è il cosciotto di agnello arrosto, servito al sangue e accompagnato dai “flageolets”, una varietà di fagioli – è rappresentativo di una certa ambivalenza della cucina francese, che può essere delicata, a base di panna e burro, ma anche senza mezzi termini, come, per l’appunto, questo cosciotto al sangue. Anche le “andouillette” non sono male – salsicce di stomaco e intestino di maiale. Sono pietanze senza concessioni e senza fronzoli, le ami o le odi.

 

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Lucia Pantaleoni on line:

https://instagram.com/radicchiodiparigi/

 https://www.facebook.com/radicchio.diparigi

 https://fr.pinterest.com/luciapantaleoni/

 https://radicchiodiparigi.wordpress.com/

 

 Emanuele Bonati

 

 

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