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BLOGVS | April 26, 2024

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L’AntipatiCibVs: Il cibo PER strada

L’AntipatiCibVs: Il cibo PER strada
Emanuele Bonati

In attesa di nuovi trend – il cibo da picnic? il cibo consumato oltre la data di scadenza? il cibo da asporto per le persone mancine? il cibo di condominio? il cibo del pianeta Mongo? – esploriamo in lungo e in largo il cibo di strada – libri (quelli di Luca Iaccarino, di Clara e Gigi Padovani, la guida del Gambero Rosso, le ricette di Terre di Mezzo…), ristoranti (Mangiari di Strada di Giovanni Zen qui a Milano: consiglio), bancarelle e camioncini più o meno bio, feste (questo weekend, e il prossimo, a Milano, Streetfood on the road), programmi TV…

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Bello, molto bello, giusto riscoprire le tradizioni – che peraltro spesso se ne sono sempre state là, per strada: in questi casi “riscoprire” vuol dire spesso semplicemente “facciamolo vedere in tv”.

E però… però forse ci vuole un poco di attenzione, di precisione diciamo: cos’è il cibo di strada? Un cibo nato per essere prodotto e consumato sulla o nei pressi della pubblica via, direi: pane e panelle, pizza al trancio, pani ca’ meusa, caldarroste, panzerotti, bombette… Il castagnaccio – era venduto per strada, merenda veloce ed energetica. I gelati. I panini – dal sandwich in qua. La piadina, la crescentina… E il cacciucco…

Il cacciucco? Non ne ho idea, ma… una zuppa di pesce, più o meno, è un cibo di strada? Leggo di piatti “da strada” il cui consumo sulla strada stessa mi sembra difficoltoso – comun denominatore, ingredienti tendenzialmente “poveri”, una certa “rozzezza” (in senso buono”) nella preparazione, più che la “portabilità”.

Con qualche approssimazione: leggo di una relazione a un incontro sul tema intitolata “La fiera degli Oh Bej! Oh Bej! con le sue tradizioni di cibo di strada locale: torrone, panettone e caldarroste. Cenni storici da Francesco Sforza a Ludovico il Moro“. Caldarroste, ok. Torrone, insomma. Ma panettone? A parte che se ho sempre visto agli Oh Bej! Oh Bej! (tradizionale fiera di Sant’Ambrogio, oggi diventata un grande mercato, una volta un po’ più “fiera”) un sacco di cose mangiate sul posto – dalle caldarroste allo zucchero filato, ai panini con la porchetta e/o la salamella, dai brigidini alle frittellone, ai marroni di Cuneo … – ma non necessariamente il torrone, e men che meno il panettone.

Quindi? Quindi non parliamo di cibo da strada: usiamo l’espressione di cibo per strada, e portiamoci sulla pubblica piazza il vassoio di salumi e formaggi con mieli da degustazione, il tacchino arrosto con castagne e contorno, il panino con la bagna cauda…

Veneranda Astrusi

 

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