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BLOGVS | April 28, 2024

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10 Comments

Tanto CibVs QuantoBasta

Emanuele Bonati

Siamo quello che mangiamo?

O siamo quello che ci dicono di mangiare?

Se è vero che siamo quello che mangiamo, credo sia corretto affermare che più spesso di quanto immaginiamo ci nutriamo di pubblicità: nelle acque minerali, per esempio, l’utilizzo di etichette con tonalità calde e pet trasparente collocano la bottiglia in una fascia di prezzo più bassa rispetto alla medesima acqua imbottigliata dalla medesima azienda in un elegante pet azzurro associato al nome di un santo, così da sottolinearne purezza e freschezza.

Nel grande mondo dell’enogastronomia, tra le diverse categorie, amatori, esperti, appassionati, fanatici, ignoranti e via con gli aggettivi, credo sia corretto inserirne una, quella dei pirla.

Perché è così che mi sono sentita quanto il signor Mc ha deciso di sposare la dieta mediterranea, dichiarando in pompa magna di inserire nei suoi hamburger l’asiago (quale asiago, stravecchio?) e la crema di carciofi (quali carciofi, le castraure?).

E che c’azzeggia – pardon! – che c’azzecca la pancetta (quale pancetta?) e le cipolle (quali cipolle?) nel reiterato tentativo di hamburger marchiato di italianità gastronomica? Ah sì, c’è anche il pane con la farina di grano saraceno, morbido come il pane americano pieno di grassi, ma un po’ più scuro, così da darti l’impressione che la farina priva di glutine e meno proteica non si fermerà sul girovita con la carriolata di calorie che il pacchetto completo propone.

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“Soppravolando” sul fatto che il pane, morbido appunto grazie alla quantità industriale di grassi aggiunti (ma sì, tipo il pane da sandwich) diversi dall’olio più o meno vergine, non è propriamente tipico, ma tante’è…

Tutto quanto patrocinato dal Ministero per le politiche agricole.

È come quando in profumeria acquisti una crema antirughe – pagandola come un fine settimana tra le bellezze dell’Italia meno cafona – pubblicizzata da una ragazzina non ancora maggiorenne o da una signora di età avanzata ma non trascorsa trasformata in ragazzina: lo sai che non diventerai mai come la testimonial di turno, visto che non possiedi il medesimo dna o non utilizzi con la medesima maestria il Photoshop… Ma almeno in questo caso non c’è nessun patrocinio ministeriale.

Come se non bastasse, ci si mette pure la Ue con il marchio Stg, eccellenza agroalimentare europea, per la pizza napoletana: lodevole iniziativa, per carità. Ma la pizza fatta con che cosa? Con la cagliata importata da chissà dove, l’olio greco, la passata spagnola o la farina dal Nord Africa o dall’Ucraina… tutto fantasticamente pan-europeo ma che non c’entra nulla con la sottolineatura (“la multinazionale dei contadini italiani”) e relativa tutela di un prodotto che dovrebbe essere “italiano” per eccellenza, a partire dalla provenienza della materia prima.

I nostri contadini, vessati da una burocrazia che dire kafkiana è poco, direi italiana, ecco, rende meglio, hanno appena chiuso un 2009 di lacrime e sangue, con caduta a picco dei fatturati e dei profitti, chiusura di decine di centinaia di attività, abbandono delle campagne, con conseguente tragica disoccupazione, soprattutto giovanile, in quelle parti del nostro bel paese dove le condizioni climatiche favorirebbero agricoltura, pastorizia, allevamento e turismo, magari etico, nel rispetto dell’ambiente e dei ritmi che da millenni regolano la natura.

Tutto questo lavoro e tutta questa fatica sì che dovrebbero essere patrocinati. Mi sentirei meno pirla.

Anna Maria

www.lacucinadiqb

Comments

  1. L’introduzione del simil-ital-panino ha sorpreso anche me e ti dico la verita` incuriosito… non sono un frequentatore dei fast-ristoranti, ma cerco di andarci quasi una volta all’anno 🙂

    Il lancio di quel panino l’ho visto tanto come una cosa pubblicitaria piu` che sostanziale, anche se sono dell’idea che in un mercato dell’alimentazione anche la fascia piu` bassa ed economica vada in qualche modo “coperta” sopratutto se puo` avere una diffusione internazionale…
    Ma forse prima dovrei assaggiarlo, ci provero` prossimamente…. 🙂

    Complimenti per la tua nuova rubbrica su CIBVS, ti seguiro`!

  2. christian

    ..devo dire che, come Bruno, sono rimasto sorpreso quando ho letto che addirittura il ministero si era mosso per diciamo promuovere questa iniziativa.
    E’ forse una “ruffianata” per avere in cambio un po di denaro? mah.. chi lo sa.
    Il ministro ci crede veramente? ….

    Comunque sia, la curiosità l’ha suscitata e non nascondo che, prima o poi, andrò anche io ad assaggiare anche se so per certo che non siamo di fronte alla vera qualità italiana!

  3. In effetti la pubblicità è l’anima del commercio e la promozione è stata indubbiamente battente: la camicia a quadri del contadino/allevatore, il verde e la luce del sole, la “emme” fatta di asiago….se poi segui con attenzione, durante lo svolgersi dello spot, in basso a sx, compare una bella scritta: “le immagini hanno puro scopo dimostrativo”. Infatti mi sono domandata cosa volevano veramente dimostrare. 🙂

  4. Molto molto…interessante. Bello il taglio di questo pezzo – anna – e zeppo di considerazioni condivisibili.

    s.b.

  5. Grazie mille Stefano, sarebbe bello parlarne insieme.

  6. Secondo me il Ministro non ci crede veramente,si tratta sicuramente di questione economica,nient’altro.Io resto dell’idea che Mc debba continuare a seguire la sua linea di cibo american style lasciando perdere il panino Greco,Italiano o altro ancora…

  7. Ciao Davide, d’accordo con te. Il problema è che il Ministro non è l’ad di un’azienda che produce un determinato prodotto ma dovrebbe ricoprire un ruolo super partes e comunque a tutela di ciò che rappresenta. L’agricoltore italiano non è quello dipinto dalla pubblicità e non se la passa affatto bene, purtoppo.

  8. Leggevo qualche giorno fa una pagina (a pagamento) su Repubblica in cui l’Ad di McDonald’s sosteneva che tutti gli ingredienti usati (non solo per McItaly) sono di provenienza italiana, e questo è una cosa buona; mi risulta anche che la produzione di carni italiane è inferiore alle esigenze, quindi si importa, e questa è una cosa meno buona; insomma, il problema è complesso. Il ‘vendere’ iniziative di questo tipo come made in Italy è probabilmente solo pubblicità; l’agricoltura è -anche- un’altra cosa; il mangiare un hamburger sapendo che probabilmente gli ingredienti sono tutti italiani è bene – e probabilmente se ne mangia uno ogni tanto…; ma l’aria di fondo non è molto convincente, sembra ci sia molta facciata da parte del ministero e poca sostanza, specie riguardo ai problemi appunto dell’agricoltura…

  9. Leggevo qualche giorno fa una pagina (a pagamento) su Repubblica in cui l’Ad di McDonald’s sosteneva che tutti gli ingredienti usati (non solo per McItaly) sono di provenienza italiana, e questo è una cosa buona; mi risulta anche che la produzione di carni italiane è inferiore alle esigenze, quindi si importa, e questa è una cosa meno buona; insomma, il problema è complesso. Il ‘vendere’ iniziative di questo tipo come made in Italy è probabilmente solo pubblicità; l’agricoltura è -anche- un’altra cosa; il mangiare un hamburger sapendo che probabilmente gli ingredienti sono tutti italiani è bene – e probabilmente se ne mangia uno ogni tanto…; ma l’aria di fondo non è molto convincente, sembra ci sia molta facciata da parte del ministero e poca sostanza, specie riguardo ai problemi appunto dell’agricoltura…

  10. Ciao Emanuele, bene le tue osservazioni anche perchè il paginone centrale (a pagamento) di Mc non era altro che una risposta all’articolo di Petrini sul Slowfood ed all’intervista con Fazio a Che tempo che fa. I toni eccessivamente “morbidi” dell’a.d. di Mc mi sono sembrati come il pane utilizzato per il Mcitaly: mediamente soddisfacente al palato, ma cosa c’entra con il pane dop, che utilizza farine bio, che utilizza il lievito madre e che non ha bisogno di grassi? Ecco perchè mi ha deluso molto l’atteggiamento del ministro: cosa c’entra un prodotto industriale con la tipicità agricola italiana e con le estreme difficoltà nelle quali versa? Non mi pare che i contadini francesi, e relativi titolari di ministeri, abbiano aderito ad iniziative analoghe. E non serve ricordare quanto “tenaci” sono nel difendere i loro territori, quote latte e quant’altro in un contesto europeo.

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