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BLOGVS | April 24, 2024

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L’AntipatiCibVs: aggiungi un posto a tavola?

Emanuele Bonati

Milano Food&Wine Festival. Due postazioni di cucina, due cuochi che preparano i loro piatti, la gente che assiste si affolla si accalca. Qualche tavolata per ogni postazione, apparecchiate con le tovagliette di Biscalchin, che proverò a fregarmi per farmene un servizio da 24 (per la cronaca: non ci sono riuscito), posate riciclabili di simil-legno, bicchiere di plastica sottobicchiere della birra Moretti bottigliette di acqua San Pellegrino, tovagliolino di carta. Impadronitomi con indomito sprezzo del pericolo rappresentato dalle orde fameliche di assatanati affamati di un piatto profumatissimo e invitante, faccio per sedermi. Al primo tavolo, gente a più strati seduta accucciata sdraiata, alcuni addirittura con piatti, mi sembra – idem al secondo, ma senza piatti. Passo al terzo: su 10/12 posti, o quanti sono, circa la metà sono occupati, e una o due persone stanno addirittura mangiando. Faccio per sedermi a un posto libero, su una serie di tre o quattro: no, c’è un bicchiere di cristallo, quello a fianco ha un cappotto sulla sedia, il terzo un cappello e una borsa… Incredulo, sto per sedermi sul cappello, quando una signora, bionda e dall’aria un po’ stronzetta (giuro, ce l’aveva da prima che parlasse) mi fa “No sono occupati”. Da chi? “Sono andati a fare la coda”.

Vi risparmio il leggero alterco, in cui cercavo di opporre le armi del ragionamento e dell’ironia alla proterva stronzaggine della str… ops, signora – decido di lasciar perdere, ci  sarà bene un altro posto. No.

I due o tre tavoli successivi sono occupati da diciamo cinque o sei persone che mangiano (una delle quali sta a sua volta altercando con una signorina che pretendeva quello fosse il posto da lei lasciato prenotato per andare a prendere il suo piattino alla postazione… furbi questi ominicchi che lasciano le loro signore compagne a fare il lavoro sporco), e da fantasmi di giacche cappelli borsette, cappotti e giacconi infagottati di sciarpe guanti et similia a simulare una persona seduta a tavola, signorine sdraiate a mo’ di svenimento su sei sgabelli…

Ho mangiato in piedi. Meno male che il piatto era ottimo.

Devo fare discorsi sull’educazione, sulla civiltà della coda, sul rispetto degli altri? A chi interessano?

Terminato il piatto, mi sono diretto verso la signora, biondastra, stronz… insomma, quella là. Era ancora lì seduta, senza piatto, senza commensali, ripiena solo della sua testarda ignoranza, della sua protervia (che dite? che me la sono presa? no, dai…). Mi sono avvicinato (“No!! Non farlo, te lo proibisco! NO!! Non devi farlo assolutamente!!!” “E perché no?” “Perché sei superiore, sei migliore di lei” “Ma io non voglio essere migliore di lei: voglio essere così, un cannolo biondo ripieno di stronzaggine..”).

No, non l’ho fatto. Ho gettato il mio piatto con disprezzo (di cui lei probabilmente non si è accorta) davanti a lei, invece di spiaccicarlo non tanto sul suo vestito quanto sulla tovaglietta antistante (se avesse avuto delle prospicienze avanzate, mi sarei magari lasciato tentare..). Se ne sarà resa conto? Ci sarà stato un neurone cosciente che, pur assordato dagli altri tre che urlavano io, io, io, io, io, avrà realizzato che avevo finito il piatto in un tempo decisamente breve, e che magari se lo avessi mangiato seduto sarei stato ugualmente veloce, se non altro per grata riconoscenza?

E i pur solerti e bravi e gentilissimi camerieri, non avrebbero potuto far presente che senza piatto era meglio non sedersi e lasciare il posto a chi il piatto ce l’aveva?

Emanuele Bonati

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