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BLOGVS | December 10, 2024

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CibVs legge… Estasi Culinarie di Muriel Barbery

Emanuele Bonati

Leggo solo ora l’opera prima dell’autrice de L’eleganza del riccio: ho sempre qualche perplessità su questi ritorni all’indietro sull’onda del successo posteriore… Il libro è del 2000; le edizioni e/o (sempre molto interessanti) lo hanno pubblicato nel 2008, dopo il successo del Riccio, che è del 2006 (ed è uscito nel 2007 in Italia). Da notare peraltro che il volume era già uscito nel 2001, da Garzanti, con un titolo che era una più fedele traduzione dell’originale: Una golosità (Une gourmandise) – ma non so quanti se ne siano accorti. Io no.

L’altro libro – a parte l’inizio pesantissimo, con la protagonista che sa tutto, vede tutto, ha già letto e visto tutto, ed è brava solo lei (insomma, si insiste troppo sull’eccezionalità del personaggio: come redattore l’avrei editato per bene) – mi era piaciuto, bello l’intreccio delle voci, il dipanarsi della vicenda, per quanto forse scontato (la bambina scontrosa che diventa amabile, i due personaggi socialmente opposti che si innamorano), e così via.

In Estasi culinarie ritroviamo l’intreccio delle voci narranti – una, quella centrale, protagonista, il critico gastronomico, tradotta da Cinzia Poli (non so dire rispetto all’originale, ma mi sembra ben riuscita, molto…), le altre di contorno tradotte da Emanuelle Caillat. Idea interessante, il doppio traduttore – mi sembra nuova, ma non saprei dire – soprattutto per rendere la voce narrante diversa comunque dalle voci del coro…

Interessante anche l’idea di Barbery di chiedere l’aiuto di Pierre Gagnaire, uno dei grandi cuochi francesi (www.pierre-gagnaire.com) e uno dei padri – con Ferran Adrià, Cassi, Bocchia e altri – della cucina molecolare.

Il protagonista, dicevo, è M. Arthens, il più grande critico gastronomico del mondo (ok, l’ho visto subito con la faccia di Anton Ego, il terribile critico  di Ratatouille, che in effetti gli somiglia per molti versi…). Sul letto di morte (ventiquattr’ore), cerca disperatamente di ricordare un sapore, un’esperienza gastronomica che vorrebbe rivivere ma che non riesce a identificare – e la sua parte del racconto è tutta in questa ricerca, che in varie tappe ricostruisce frammenti della sua vita e delle sue esperienze culinarie, descrivendo (come nel post che ho pubblicato l’altro giorno) alcuni piatti, cibi, alimenti. Le descrizioni sono di vario tipo – ma tutte con un denominatore comune, un tono aulico filosofico estremo, eppure piacevole, da un lato leggermente caricaturale direi quasi, dall’altro comunque sensato e con un suo perché. Forse se Barbery non fosse una filosofa – o se non si fosse rivolta a Gagnaire – il risultato sarebbe stato meno interessante? O magari più ostico, più difficle – la sua propensione a filosofeggiare è magari mitigata e resa piacevole dalla pratica dell’insegnamento, o dalla ‘moda’ di spiegarti la filosofia inaugurata da Luciano de Crescenzo decenni fa e proseguita ad es con Gaarder e i suoi vari epigoni? Mi sembra comunque, a una prima lettura, che il discorso teorico filosofico sia quantomeno convincente…

Ad ogni intervento di Arthens fa da contrappunto la voce di un altro personaggio, moglie, figli, amici, nemici, un barbone, e anche la portinaia Renée, che diverrà protagonista dell’Eleganza del riccio (qui però forse ancora più scostante che nel Riccio – quale sarà stato il meccanismo, il quid che l’avrà portata da comparsa anonima e astiosa a protagonista di ben altro spessore?). Il ritratto che esce dalle loro voci è quello naturalmente di un uomo tremendo, dall’ego smisurato (oh… Anton Ego), che ha distrutto ogni persona al suo passaggio – moglie figli ristoratori – ma in modo oggettivo, non particolarmente sadico (a parte forse nell’autopresentazione, che però forse è più caricaturale che altro…)… Simpatico antipatico o cosa? Non saprei – nessuno dei due forse. Affascinante, grandioso, ti prende con le parole e ti fa sentire i piatti che descrive (merito di Gagnaire?) in modo quasi fisico . Il suo fascino sta nell’eccesso, nell’accumulazione di parole che accompagnano e sovrastano le sue descrizioni di episodi piatti cotture sapori ambienti ingredienti – e vorresti essere lì a pranzare con lui.

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